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I Raeliani, i figli minori del neo-gnosticismo


Il giornalista francese Claude Maurice Marcel Vorilhon (nato nel 1946) pubblicò nel 1974 il suo primo pretenzioso libro “Le livre qui dit la vérité”, adottò il nome di Raël (da Ra=antico dio-sole egizio e El=divinità in ebraico) e affermò umilmente di essere l’unico depositario della verità che gli sarebbe stata rivelata da alieni, che avrebbe incontrato casualmente sul vulcano di Puy de Lassolas vicino a Clermont Ferrand in Francia. Questa rivelazione privata è incentrata semplicemente sulla identificazione di alieni con la divinità creatrice biblica con tutte le implicazioni del caso, fatto che già da solo comunque sarebbe estremamente esemplificativo di quale siano le vere basi culturali e gli obiettivi di tale concezione. Il successo editoriale lo portò immediatamente a fondare un movimento religioso in cui lui svolgeva il ruolo centrale di profeta.


Ma procediamo per gradi. Prima di tutto non si è mai parlato di alieni prima della fine del XIX sec. e si comincia a parlare di U.F.O. solo dopo la seconda guerra mondiale, quindi, a dispetto dei tentativi di retrodatare questo tipo di culto, siamo di fronte ad un fenomeno interamente moderno, ma comunque iniziato un secolo prima della comparsa dei raeliani. L’alienismo in genere si inserisce organicamente nella graduale degenerazione del materialismo trascendente neo-gnostico (che in realtà era già nel XIX puramente immanentista), in materialismo psichico, per poi arrivare al materialismo puro in cui tutta la spiritualità e la fenomenologia spiritica veniva tutta ricondotta al mondo sensibile. Durante il periodo che va dalla metà del XIX sec. a quella del successivo, sia in ambito neo-gnostico occultista, sia in quello strettamente interconnesso laicista-scientista, si è passati infatti prima alla negazione dell’esistenza di Dio, poi alla degradazione delle spiritualità a mero psichismo, poi alla negazione relativista del bene e del male e quindi di ogni morale ed infine alla rivoluzione sessuale libertinista, aspetti fondanti della beat generation, che sono presenti successivamente anche nei raeliani (vedasi per esempio harem di donne votate al sesso libero chiamate “Angeli di Rael”).


In questa degradazione materialistica una ruolo fondamentale è stato svolto ancora una volta dalla Società Teosofica a cui i raeliani devono gran parte del loro impianto dogmatico. La dottrina della Blavatsky, per quanto chiamata “teosofica”, cioè letteralmente relativa alla conoscenza di Dio, non ha in realtà come oggetto la natura divina, ma preferì concentrarsi su maestri-guru-mahatma che andarono a sostituire gli angeli e i demoni delle antiche tradizioni e che avevano pure una valenza fisica oltre che spirituale in quanto artefici di innumerevoli reincarcanzioni. Sempre nella Società Teosofica si introducono tanti concetti che ritroveremo nel successivo alienismo come quello di razza madre, viaggi astrali (anche se concepiti come psichici) o l’eugenetica evoluzionista e transumanista. Inoltre Rael si fa chiamare “Maitreya”, cioè reincarnazione di Buddha e considera tutti i profeti di tutte le principali religioni antiche come profeti di un’unica verità, proprio coma la Blavatsky. Nonostante questo ben cento anni dopo i raeliani riusciranno a concepire come innovativa l’esistenza di una razza madre aliena che sia arrivata sulla terra e abbia creato geneticamente l’uomo e ogni altra creatura terrestre. Anche la reincarnazione teosofica è inclusa, ma intesa ora come clonazione. E’ comunque notevole il fatto che nonostante siano filosoficamente incentrati sulla negazione di ogni morale e sulla pace universale, siano però vicini all’eugenetica anche nelle sue teorie di riduzione coatta dalla popolazione terrestre.


Come detto tutto il pensiero raeliano è figlio del suo tempo e rientra cronologicamente nelle estreme fantasiose conseguenze dei culti neo-gnostici di un secolo prima, quindi ogni pretesa raeliana di essere detentori di un messaggio innovativo è destituita da ogni fondamento. Non vi è veramente nulla di nuovo nei libri di Vorilhon, che ricordiamo era un giornalista, nulla che non potesse essere attinto da cose già scritte anche senza ricorrere a particolari fantasticherie, dato che per altro il filone della fanta-archeologia-aliena era al suo picco di popolarità con gli scritti di Peter Kolosimo, Robert Charroux, Raymond Drake, Erich von Däniken, Immanuel Velikovsky o i più famosi Zecharia Sitchin e Isaac Asimov, con la sola differenza che nessuno di questi ebbe la pretesa di fondare una religione.


Secondo i raeliani la creazione dell’uomo sia avvenuta solo 25.000 anni fa, guarda caso quando proprio quando i teosofisti sostengono che Maitreya si sia incarnato la prima volta per fondare la loro società. In quel tempo così poco remoto, secondo i raeliani, il pianeta sarebbe stato ancora interamente ricoperto dalle acque, con buona pace di trilobiti, dinosauri e compagnia bella, incongruenze storiche secondo loro tutte giustificabili banalmente da grossolani errori nelle datazioni con scientifiche.


Giungiamo dunque ad un aspetto assai significativo, che è anche il punto di partenza di tutte le credenze raeliane, cioè l’identificazione del termine biblico della Genesi “Elohim” con gli alieni. Secondo Vorilhon la traduzione corretta del termine ebraico Elohim sarebbe appunto “coloro che sono venuti dal cielo”, secondo lui tradotto in malafede nel “Deus” greco dalla malefica Chiesa Cattolica nel II sec. d.C., istituzione a suo parere tirannica e eretica a cui, nella sua infinita benevolenza, augura senza mezzi termini una pronta fine. Il popolo di Israele invece incredibilmente non avrebbe alcuna colpa del monoteismo che ha comunque sempre professato come i detestati cristiani, imputati solo di tenere nascosto all’umanità il vero segreto delle sue origini. Vorilhon, guarda caso figlio di un ebreo, è infatti uno sfegatato sionista che considera il popolo di Israele letteralmente “il tipo di umanoide terrestre più riuscito sul piano dell’intelligenza e del genio”, considera inoltre la creazione dello Stato di Israele come segno dell’era dell’oro dove la scienza avrebbe raggiunto il suo culmine, curato ogni malattia e scoperto il trucchetto genetico per vivere 1000 anni. Gli alieni, sempre secondo il loro messaggero Rael, desidererebbero inoltre che gli venisse edificata un’ambasciata (per cui raccolgono sostanziosi fondi) preferibilmente proprio in Israele, con scontata preferenza del luogo in cui sorge il famoso tempio, luogo di culto contemporaneamente per ebrei, cristiani e islamici, cioè proprio le più importanti religioni monoteiste.


Inutile dire che nella storia ebraica la parola “Elohim” non sia mai stata intesa da nessun rabbino secondo l’interpretazione raeliana e che la disquisizione sul suo valore singolare o plurale è priva di senso in quanto esistono diverse parole con queste caratteristiche nell’aramaico. Inoltre, anche nei momenti di conflittualità teologica come quelli dell’era del secondo tempio, sia i sadducei, che i filistei, che gli integralisti esseni, che i qumraniti, che la corrente più alternativa degli enochiti (che ignoravano la Legge mosaica) riconoscevano tutti una perfetta coincidenza della parola “Elohim” e quella di “YHWH”, cioè nel senso di “El Elyon” = Dio Altissimo. La separazione tra Elohim e YHWH è avvenuta solo successivamente (probabilmente I sec. d.C.) e solo in ambito del sincretismo gnostico-cabbalistico in quanto era sopraggiunta la necessità di ricondurre il monoteismo israelita ad un politeismo più consono alle altre religioni mediorientali incluse nel sincretismo gnostico. Per questo motivo YHWH venne declassato a dio minore e gli si associò arbitrariamente una controparte femminile, cioè la dea madre fenicia Astarte. Ma nonostante tutto Elohim rimase l’espressione dell’unica divinità superiore anche nello gnosticismo-cabbalistico e, nonostante le molteplici mutazioni storiche, così venne sempre inteso fino all’era moderna dove solo nel XX sec. gli eredi culturali di questo particolare gnosticismo lo adattarono alle esigenze alieniste. Per quanto riguarda invece la versione greca della Bibbia, profondamente detestata dai raeliani, bisognerebbe invece sapere che la famosa “Septuaginta”, per altro redatta da settantadue saggi rabbini e non da cristiani, risale al II sec. a.C. (secondo i raeliani è di 3 secoli dopo), mentre la più antica versione integrale a noi giunta della Bibbia ebraica a cui fanno riferimento i raeliani, cioè quella masoretica, risale solo al X sec. d.C., ben più di 1000 anni dopo quella greca, la cui estrema affidabilità per altro è stata confermata anche dai preziosi rinvenimenti di Qumran. Bisognerebbe inoltre considerare il fatto che la bibbia originaria non avesse le vocali e che queste siano state aggiunte dai masoreti solo a partire dal I sec. d.C., che il cambio di una sola vocale può cambiare il senso di una frase e che le lingue semitiche hanno subito il fenomeno della rotazione vocalica, per cui la disquisizione filologica sulla singola parola Elohim lascia a desiderare a prescindere, anche perché non trova alcun sostegno nemmeno nei biblisti ebrei. I raeliani inoltre non si vergognano di affermare che gli alieni parlino correntemente l’aramaico attuale, come se anche sul loro pianeta la lingua si fosse trasformata per millenni in modo perfettamente analogo a come avvenuto sulla Terra.


E’ in ogni caso palese infine, al di là di queste dovute precisazioni, la derivazione delle concezioni raeliane dall’antico sincretismo gnostico-cabbalistico (anche se molto più banalmente desunto dall’occultismo moderno), unico motivo reale per cui un movimento ateo si senta in dovere di porre le proprie origini nella Bibbia, o per cui abbia un viscerale anti-clericalismo cristiano mentre professa un accorato sionismo. Allo stesso tempo ha desunto invece dal più recente neo-gnosticismo occultista lo scientismo, l’eugenetica, il transumanesimo, il materialismo trascendente, il concetto di religione laica, l’abolizione della morale e della dicotomia bene-male, il liberalismo, il libertinismo, il soggettivismo, l’antrocentrismo del sé, la coscienza collettiva e il pacifismo zen-teosofista.

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