Helena Blavatsky e gli scandali della ciarlataneria spiritista teosofista (parte 1)
Prima di sviscerare i contenuti dell’opera “teosofista” (come vedremo termine più appropriato rispetto a “teosofica”), che così profondamente ha inciso nella cultura moderna, è profondamente indicativo soffermarsi come premessa su questa impietosa ricostruzione storica della vita della sua fondatrice, oggi mitizzata come una persona di purezza esemplare e inattaccabile dal punto di vista morale, opinione insostenibile oltre ogni ragionevole dubbio consultando le note fonti storiche.
Helena Petrovna Hann nasce in Russia nel 1831 da famiglia nobiliare di origine prussiana. Nel 1847, a soli 16 anni, le viene combinato il matrimonio con il generale Nicephore Blavatsky, che però abbandona dopo le prime incomprensioni, del resto è già nota per il suo carattere profondamente irascibile e reazionario. La svolta della sua vita avviene nel 1848 quando comincia a viaggiare in Asia Minore con la contessa Kiseleff, sua amica, intraprendendo così una vita avventurosa, anche se eccessivamente romanzata, che la portano ad incontrare una incredibile serie di dubbi personaggi in bilico tra società segrete di diversa natura, spiritismo, magia, prestigiazione e pura ciarlataneria.
Il primo di questi è un copto (o caldeo) che si fa chiamare Paulos Metamon che la accompagna anche in Grecia ed in Egitto e con il quale instaura una profonda e duratura amicizia. Finiti i fondi si reca però da sola a Londra nel 1851 dove comincia a frequentare circoli spiritisti (anche se lei ad un certo punto della sua vita afferma anche di non essere mai stata spiritista) arrivando a conoscere anche Daniel Dunglas Home (1833-1886), medium fidato di Napoleone III, fino a diventarne assistente personale. In questo contesto elitario prevalentemente occultista viene in contatto anche con diversi rivoluzionari che la massoneria ha avvicinato all’occultismo vero e proprio. Tra questi lega particolarmente nientemeno che con Giuseppe Mazzini, con cui instaura un rapporto di reciproca stima e che la convince pure ad affiliarsi alla sua “Giovine Europa” nel 1856, attraverso la quale arriverà addirittura a diventare una garibaldina. Sempre in questo periodo londinese Helena Blavatsky, secondo la sua stessa testimonianza, dovrebbe entrare in contatto con il suo primo maestro, cioè il “Mahâtmâ” Morya, incontrato presso l’ambasciata del Nepal, uomo che lei sostiene di avere già visto da piccola accanto a lei in tutti i suoi momenti difficili. Dopo questo incontro, per lei frutto del destino, con questo personaggio da lei considerato come uno dei Maestri dell’Antica Saggezza, la Blavatsky sostiene di aver fatto un lungo viaggio di 7 anni in Tibet alla scoperta delle antiche tradizioni sapienziali occulte che le hanno conferito pure un enorme sviluppo delle sue facoltà psichiche. Purtroppo incrociando diversi dati storici totalmente incongruenti, incluse le testimonianze riportate dagli stessi personaggi vicini alla Blavatsky, tra cui il manoscritto originale di questo presunto viaggio in Tibet conservato dalla sua erede Annie Besant, non è possibile sostenere la sua veridicità.
Molto netto il giudizio a riguardo di Renè Guènon, che nel suo “Il Teosofismo – storia di una pseudo religione”, sostiene testualmente che <questo viaggio in Tibet non è che una pura invenzione di M.me Blavatsky>. Questo testo è per altro, forse con “A modern priestess of Isis” di Solovyoff che vedremo in seguito, uno dei più approfonditi studi mai pubblicati contro la Società Teosofica e non a caso uno dei più osteggiati dai teosofisti, che però non sono mai riusciti a confutarlo sostanzialmente, sollevando solo obiezioni su aspetti secondari puramente formali.
In ogni caso il fatto che la Blavatsky sia andata o meno in Tibet in questo periodo non è comunque secondario, perché la sua falsità getterebbe in discredito non solo tutti i suoi avventurosi racconti di viaggio, ma anche il suo intero impianto ideologico di cui quello in Tibet ne è il perno, anche se, a dire il vero, in seguito si troveranno argomenti ben più sostanziosi per smontare le storie della Blavatsky. Pure il futuro co-fondatore della Società Teosofica, il colonnello Olcott in persona, sostiene che Helena Blavastky in questo periodo abbia solo tentato invano di entrare in Tibet senza però riuscirvi. Secondo una versione alternativa di questa storia, nel 1858 la Blavatsky torna invece in Russia dove si riconcilia con il padre e dove resta fino al 1863, quando si reca nel Caucaso per reincontrare anche la madre.
In accordo con tutte le tradizioni dell’occultismo moderno si sostiene che nel 1866 la Blavatsky, come unica donna, prende parte in qualche modo addirittura alla spedizione garibaldina dei “Mille”, dove si presume che combatta a Viterbo e a Mentana, dove viene abbandonata sul campo mentre si finge morta, terminando così la sua esperienza rivoluzionaria.
Si reca quindi a Parigi dove rientra sotto l’influenza di un giornalista massone, ma anche magnetizzatore e spiritista, di nome Victor Michal (o Martial, o Marchal). Costui è guarda caso amico di Hippolyte Lèon Denizard Rivail, noto come Allan Kardec (1804-1869), fondatore dello spiritismo francese e colui che sviluppa le capacità “medianiche” di Helena Blavatsky. In realtà dai suoi ricordi di quel periodo si evince un concreto terrore per i disturbi della personalità doppia che manifesta in questo periodo, evidente segnale di uso di tecniche psichiche. Da Allan Kardec comunque assimila altre idee che riprenderà più avanti, come in particolare quella della reincarnazione. È abbastanza certo che dal 1870 al 1872 Blavatsky torna al Cairo dove si ricongiunge con Metamon e si mantiene facendo la medium. Qui con lui e i coniugi francesi Coulomb, anche loro medium, fonda il “Club à miracles”, una società di spiritisti (o spiritualisti) che pratica sedute medianiche, interrotta dopo poco quando Blavatsky viene riconosciuta colpevole di frode. Scappa quindi a Parigi dove cerca per un po’ di convivere col fratello, ma da cui parte presto per gli Stati Uniti nel 1873.
Casualmente proprio in questo periodo la Blavatsky pare rimpiazzare il suo primo maestro spirituale (“Mahâtmâ” Morya) e dichiara di essere “controllata”, o più correttamente “guidata” in gergo spiritista, da uno “puro spirito” guida di nome “John King”. <Questo fatto è curioso poiché questo stesso nome si trova invariabilmente accomunato con tutte le manifestazioni di un certo numero di falsi medium che furono smascherati intorno allo stesso periodo. I fratelli Davenport, i coniugi Holmes, Firman, Herne, C.E. Williams, etc. Ricordiamo anche la Katie King di Florence Cook, la famosa medium di William Crookes; questa somiglianza di nomi non fa pensare ad una strana combinazione del caso? Segnaliamo anche che Crookes aderirà alla Società Teosofica nel 1883 e diverrà membro del consiglio della London Lodge, come se costoro agissero tutti sotto la medesima influenza> [da “Il Teosofismo, Storia di una pseudo-religione” di René Guenon].
Vi è quindi a questo punto una sovrapposizione tra “John King” e il “Mahâtmâ Morya” dato che la stessa Blavatsky sostiene che <Jonh King ed io siamo legati da molto tempo, ancor prima che egli incominciasse a materializzarsi a Londra> attribuendo quindi anche a lui il ruolo di suo protettore sin dalla giovinezza. John King comunque non è un “Mahâtmâ” e questa definizione fino a questo momento non è ancora stata usata dalla Blavatsky, anche se successivamente sosterrà al contrario di essere giunta in contatto con i Mahâtmâ prima ancora del suo arrivo in America.
Appena giunta negli Stati Uniti si dedica curiosamente alla ricerca del già citato colonnello Henry Steel Olcott (1832-1907) che incontra nell’ottobre 1874 nel Vermont. Costui è un veterano della guerra di secessione durante la quale ha prestato servizio nella polizia militare, poi divenuto giornalista e anche lui assiduo frequentatore di logge massoniche e società di spiritisti. Il suo ruolo nella vicenda teosofista, a suo stesso dire, è quello di <ragliare per attirare l’attenzione della gente>.
Olcott ha in comune con la Blavatsky non solo frequentazioni nell’ambiente spiritista londinese, ma ancora lo stesso spirito guida John King, che lui definisce con connotati molto più umani <un iniziato e la frivolezza del suo linguaggio e del suo comportamento nasconde un fine molto serio>. In altra occasione Olcott allude come a John King semplicemente come un membro di una loggia massonica, come tra l’altro lo era pure Victor Michal, primo “magnetizzatore” della Blavatsky. Nei suoi “Old Diary Leaves” John King viene pure associato ad un nome, tale Henry de Morgan. Solo a titolo di curiosità, da una sommaria ricerca su questo nome, ammesso e non concesso che non sia anche questo un soprannome, si può trovare solo una persona di un certo rilievo vissuta nella seconda metà dell’800: Henri de Morgan (1854-1909), archeologo parigino molto noto nel mondo dell’arte per essere un esperto collezionista di arte greca, ma soprattutto egiziana, per cui ha diretto diversi scavi archeologici in Egitto (nelle località di El-Mamarya ed El-Adonima) per conto del Brooklyn Institute Museum, nonchè fratello del più noto Jacques de Morgan (1857-1924) archeologo di punta del governo francese per i suoi scavi in Egitto e Persia che arricchirono la relativa sezione del Louvre (tra cui il codice di Hammurabi) e che portarono alla luce numerose piramidi (o mastabe). Non vi sono quindi indicazioni sufficienti nella storia ufficiale di questo personaggio, per essere certificato senza ombra di dubbio come il vero John King, se non per la sua particolare attinenza con l’antica cultura egiziana estremamente cara all’occultismo moderno e alla sua frequentazione di Parigi, Cairo e NewYork proprio come la Blavatsky.
Nel 1875-6 la Blavatsky fonda un nuovo “Club à miracles” a Filadelfia che finisce in breve esattamente come il primo, cioè con pubbliche accuse di imbrogli e ciarlataneria. Allo stesso periodo risale anche un matrimonio lampo con tale Bettalay, medium molto più giovane di lei, dal quale si separa con un processo di divorzio qualche anno dopo, anche se in realtà non ha ancora divorziato ufficialmente dal precedente marito, fatto molto insolito soprattutto in quei tempi.
A questo punto avviene l’incontro fondamentale con George Henry Felt (1831-1895) che segna un’ulteriore svolta nella vita di H.P. Blavatsky. Felt è un egittologo (esperto di kabbala egiziana) e matematico, membro della società segreta “H.B. of L.” (“Hermetic Brotherhood of Luxor”), cardine del pensiero del neo-spiritualismo americano, che si oppone alle teorie spiritiche che si riconducono a fenomeni dovuti a spiriti dei morti e sostiene che questi siano in realtà promanati dai vivi. Questa confraternita ha anche una particolare interpretazione del Rosacrucianesimo derivata dalle teorie di Paschal Beverly Randolph (1825-1875) e della “Fraternità di Eulis”. Sia Blavatsky che Olcott diventano membri della “Hermetic Brotherhood of Luxor”.
E’ proprio in questo periodo che la Blavatsky adotta una certa ostilità nei confronti dello spiritualismo tradizionale che diverrà una caratteristica del teosofismo, ma anche questa evidentemente di origine esogena. La Blavatsky in una lettera al medium Stainton Moses del 1875, sostiene infatti: <Sono stata inviata da Parigi in America [poi specificò “dai Mahâtmâ”, ndr] allo scopo di verificare l’esistenza dei fenomeni e la loro reale portata e di mettere in evidenza le illusioni della teoria spiritualistica>. Allo stesso tempo dichiara che <sono stata inviata in America per verificare le mie capacità psichiche>, cioè in definitiva non ripudia lo spiritualismo in sé ma solo la sua teoria classica.
Un altro collegamento tra Blavatsky e H.B. of L. è il fatto che il riformatore di quest’ultima, Max Théon (1848-1927), è indicato curiosamente come figlio del suo caro Paulos Metamon e diverrà membro importante della Società Teosofica.
Il sodalizio con la H.B. of L. però dura ben poco, poiché sia Blavatsky che Olcott vengono cacciati generando quindi un forte antagonismo tra questa setta e la futura Società Teosofica. Da questa esperienza Blavatsky forse prenderà comunque spunto per la suddivisione di quest’ultima in “sezione essoterica” e “sezione esoterica”, analogamente al “cerchio esterno” e “cerchio interno” della H.B. of L. come vedremo in seguito.
Con perfetto tempismo proprio in questo stesso periodo Blavatsky sostituisce per la seconda volta il suo spirito guida John King con un semplice elementale dal nome egizio di “Sérapis” e da questo momento comincia a parlare di John King solo con profondo disprezzo.
Nonostante tutto dalla breve ma intensa esperienza con l’ H.B. of L., il 20 ottobre 1875, è nata comunque una società di “ricerche spiritualistiche” di cui Olcott è il presidente, Felt e Seth Pancoast i vicepresidenti e la Blavatsky semplice segretaria. Tra i membri di questa società figurano anche William Q. Judge poi prominente teosofista e Charles Sotheran, alto dignitario della Massoneria americana. Dal 17 novembre dello stesso anno questa prende il nome definitivo a noi giunto di “Società Teosofica” su proposta di Henry J. Newton, ricco spiritista tesoriere dell’associazione, molto probabilmente ignaro del reale significato del termine (che nulla avrebbe di che spartire con la natura e gli intenti di questa organizzazione), superando l’opposizione di Felt che optava invece per “Società Egittologica”. Felt si ritira presto dalla Società Teosofica, probabilmente in concomitanza dall’espulsione di Olcott e Blavatsky dalla H.B. of L., ma lo segue anche lo stesso Newton che intenta pure una causa legale contro la Blavatsky con nuove accuse di frodi da lei commesse, poi certificate anche dal giudice R.B. Westbrook.
Nel 1876 Blavatsky viene attaccata pubblicamente anche dal suo vecchio mentore Daniel Dunglas Home, che continua a sostenere le sue accuse scritte il suo libro “incidents in my life” (1864), dalle quali la Blavatsky cerca di difendersi sostenendo di non essere mai stata una medium professionista e di aver <consacrato la sua intera vita allo studio dell’antica Kabbala, dell’occultismo e delle scienze occulte>, mentre in lettere private ammette che <per la vergogna e per il dispiacere sento il bisogno di andare ove nessuno conosce il mio nome. La malignità di Home mi ha rovinata per sempre in Europa>.
Nello stesso periodo Olcott sostiene, in una lettera altamente significativa a Stainton Moses, di essere <regolarmente iscritto come novizio alla Fraternità>, questa, come meglio specificato in altri passi, è la neo Rosa-Croce, dalla quale è venuto a conoscenza di <certe cose che M.me Blavatsky non sospetta, nemmeno che egli sappia>. Ma la parte più interessante e rivelatrice in questa corrispondenza è la seguente: <desidero che voi domandiate a Imperator, presentandogli i miei ossequi, se non possa fare qualcosa, con mezzi psicologici, per impedire che M.me Blavatsky vada in India. Io sono molto preoccupato in merito; non posso far niente io stesso… Le calunnie che sono circolate in Europa e qui, l’hanno abbattuta così profondamente che ho paura che noi la perderemo. Ciò può significare poco per gli spiritualisti, ma è una cosa grave per noi tre… Chiedete a Imperator cosa suggerisce… Sembra essere uno spirito saggio e forse è anche potente. Chiedetegli se può e se vuole aiutarci... Vi è qui una certa sig.ra Thompson, una vedova che possiede sette milioni, che alimenta le intenzioni di M.me Blavatsky. Questa signora le offre denaro e quant’altro occorre per andare in India e darle così l’occasione di studiare e di vedere personalmente... Non dimenticate Imperator>.
Da questa possiamo dedurre le seguenti conferme: Olcott ha un grado iniziatico e di consapevolezza che Blavatsky non ha, la sua reputazione nel mondo spiritista della Blavatsky è pessima, è inoltre manipolata da diversi personaggi per interessi personali tra cui lo stesso Olcott e non è ancora stata in India come invece ha più volte sostenuto successivamente. Per quanto riguarda l’identità di questo Imperator non si può che ricordare che tale titolo è presente negli alti gradi massonici collegati ai rosacroce, ma Renè Guènon preferisce identificarlo specificatamente con il capo della società segreta inglese “Order of the Golden Dawn in the Outer”, cioè la degenerazione occultista moderna del rosicrucianesimo. Per sottolineare la connessione della Società Teosofica con questa corrente occultista si ricorda che la Blavatsky indossa sempre un gioiello della Rosa-Croce a lei donato da un adepto. Per rimarcare invece la maggiore consapevolezza di Olcott si può far riferimento sempre alle lettere scritte a Stainton Moses in cui scrive anche che: <la Fraternità [della RosaCroce], in quanto ramo attivo del vero Ordine, è morta con Cagliostro, come la Massoneria [operativa] è morta con Wren; ciò che ne rimane è solo apparenza>.
In questo periodo avviene infatti l’ennesima svolta della Blavatsky, che a questo punto pensa solo al modo più conveniente per scappare dalla pessima fama acquisita in Europa principalmente per mano di Dunglas Home. Considera prima l’opzione di partire per l’Australia e cambiare nome per far perdere definitivamente le sue tracce, ma alla fine rinuncia anche a questa idea per farsi invece naturalizzare statunitense. Solo il 18 novembre 1878 riesce infine ad arrivare effettivamente in India, come detto, contrariamente a quanto da lei dichiarato da tempo. In questo delicato viaggio la segue anche Olcott che per questo abbandona moglie e “un mucchio di bambini”, come sostiene la stessa Blavatsky. Questo nuovo capitolo è segnato da un ulteriore cambio di “spirito guida”, per cui Sérapis viene a sua volta rimpiazzato con tale “Fratello del Kashmir”, dietro il quale è facile intravedere questa volta l’indiano Dayânanda Saraswatî (1824-1883) capo dell’Arya Samâj con il quale la Società Teosofica stipula una sorta di accordo.
<Olcott e M.me Blavatsky avevano concluso, tramite un certo Hurrychund Chintamon […nella Occult Review di Londra, nel maggio 1925, è presentato come essere stato il capo più o meno nascosto della H.B. of L.], “un’alleanza offensiva e difensiva” [Lettera di M.me Blavatsky a sua sorella, 15 ott. 1877] con l’Arya Samâj, associazione fondata in India nel 1870 dallo Swâmî Dayânanda Saraswatî, per cui la Società Teosofica, da allora in poi, doveva essere considerata come una sezione di questa associazione. A tal proposito M.me Blavatsky, travisando la verità come ormai spesso faceva, scriveva, al momento della pubblicazione del suo Isis Dévoilée: “Ho ricevuto il grado dell’Arch Auditor della principale loggia massonica dell’India; essa è la più antica delle logge massoniche e si dice che esistesse da prima di Gesù Cristo” [Lettera del 2 ott. 1877]. Ora la Arya Samâj era d’origine del tutto recente e non aveva niente di massonico, come d’altronde, in verità, non v’è mai stato niente di massonico in India se non quello che vi hanno importato gli inglesi. L’associazione in questione si proponeva “di riportare la religione ed il culto alla primitiva semplicità vedica”, come diverse altre organizzazioni che si costituirono nello stesso paese nel corso del XIX secolo, in particolare il Brahma Samâj e le sue diverse ramificazioni, e che scomparvero tutte malgrado l’appoggio loro fornito dagli inglesi in forza delle loro tendenze anti-tradizionali; essa era guidata da uno spirito “riformatore” del tutto simile a quello del protestantesimo nel mondo occidentale; Dayânanda Saraswatî non fu infatti chiamato “il Lutero dell’India” [Articolo di Lalchand Gupta su l’Indian Review, Madras, 1913]? Non si può certo guardare ad un tale uomo come ad un’autorità in fatto di tradizione indù; alcuni sono arrivati a dire che “i suoi pensieri filosofici non erano molto diversi da quelli di Herbert Spencer” [The Vedic Philosophy di Har Nârâyana, introduzione, p. XLI], cosa che crediamo sia un po’esagerata. Ma quali ragioni poteva avere Dayânanda Saraswatî per legarsi a M.me Blavatsky ed alla sua Società? Nella dichiarazione di principi del 17 nov. 1875, dopo aver detto, “Il Brahma Samâj ha intrapreso seriamente il colossale compito di purificare le religioni indù dalle scorie che per secoli hanno loro frammiste le trame dei preti” si aggiunge “I fondatori, constatando che ogni tentativo per acquisire la conoscenza desiderata è vanificato negli altri paesi, si rivolgono verso l’oriente, da dove derivano tutti i sistemi di religione e di filosofia”> [da “Il Teosofismo, Storia di una pseudo-religione” di René Guenon]. Questa alleanza è coadiuvata anche dalla condivisa avversità allo spiritismo, oltre che da un comune spirito riformista in stile luterano, usato ora in Asia per demolire le antichissime tradizioni indù, così come era stato usato nel vecchio continente per demolire il cristianesimo ortodosso.
(→ continua nella seconda parte)
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