L’occupazione inglese della Sicilia e la propaganda anti-borbonica (parte 2)
Un altro episodio che ha drasticamente peggiorato i rapporti tra la corte inglese e quella borbonica è stato il matrimonio di Carlo Ferdinando di Borbone, principe di Capua e fratello di re Ferdinando II, con una irlandese di nome Penelope Smith. Nel 1836 re Ferdinando II, profondamente contrario alle nozze di familiari con borghesi per di più di nazioni ostili, emanò un decreto per impedire l’espatrio dei membri della famiglia reale e considerare nulli i matrimoni di questi senza la sua benedizione.
Per incredibile e curiosa coincidenza Penelope Smith era nipote nientemeno che del potente primo ministro inglese Lord Palmerston, che ovviamente colse immediatamente l’occasione per schierarsi dalla parte del principe esule che prese sotto protettorato inglese. Ma Palmerston non si limitò a questo e cercò in tutti i modi di spingere Ferdinando a dichiarargli guerra. Quindi pretese che lui pagasse 36.000 ducati per i debiti accumulati dal fratello in Inghilterra, che riconoscesse a Penelope il titolo di principessa, insinuò inoltre dubbi sulla legittimità della stessa regalità di Ferdinando II e sul testamento paterno e lo accusò di essersi appropriato dell’eredità del fratello.
Palmerston aveva inoltre strumentalizzato l’accaduto anche per una vera e propria propaganda atta a creare l’immagine di Carlo come vittima del dispotismo borbonico, probabile legittimo erede al trono ed in definitiva colui da sostenere per soverchiare militarmente il trono di Ferdinando II. Questo un esempio della retorica di Palmerston contro Ferdinando II in sedi ufficiali: <Ha lasciato alla mercè di tanti desideri insoddisfatti, e delle pretese dei tanti creditori, il principe Carlo. E suo fratello si vendicherà. Si dichiara pubblicamente vittima dell´insensibile congiunto, farà scrivere e rilevare cose, anche false, che metteranno contro Ferdinando tutta l ´opinione pubblica internazionale>.
<La rivoluzione scoppiata il 12 gennaio 1848 in Sicilia non fu né casuale né tanto meno spontanea. Venne organizzata dalla classe dominante dell'isola formata dai grandi latifondisti che erano certi di godere della protezione della Gran Bretagna. L’Inghilterra ebbe da sempre un forte interesse ad esercitare una forma di protettorato sull’isola e sulla sua economia grazie anche alle coltivazioni vinicole nella parte occidentale e all’estrazione dello zolfo nella parte orientale. Durante le insurrezioni del 1848 la flotta siciliana godette della protezione inglese. Il comandante Lyon rifornì i ribelli con armi e munizioni ed i capitani della flotta inglese facevano il saluto davanti alla bandiera siciliana. Lord Minto fu mandato come intermediario in Sicilia per trattare con i rivoltosi siciliani e la Corona. In realtà fece di tutto per istigare alla guerra. Lord Minto fu mandato in Sicilia con la scusa di proteggere gli interessi e i possedimenti degli inglesi, ma divenne una sorta di consigliere segreto del governo siciliano> [da “Il ruolo della Gran Bretagna nella caduta del regno delle due sicilie” di Martin Kohler].
Il processo napoletano contro i capi della loggia massonica Unità Italiana, responsabili delle rivolte del 1848, fu strumentalizzato dalla propaganda inglese anti-borbonica per screditare il Regno delle Due Sicilie. I diplomatici inglesi, compreso l’ambasciatore Temple, hanno attivamente sostenuto gli imputati durante tutto il processo, che hanno goduto dei servigi anche dei migliori avvocati in circolazione.
Famose in proposito sono le lettere del futuro primo ministro inglese William Ewart Gladstone a Lord Aberdeen nel 1851 in cui usò la famosa locuzione riferita a Ferdinando II: <È la negazione di Dio eretta è sistema di governo>. Queste lettere, per opera di Palmerston, furono pubblicate e tradotte in più lingue dalla stampa internazionale a tal punto da rendere Gladstone un vero e proprio simbolo del liberalismo e il protettore degli italiani in esilio, mentre il Regno delle Due Sicilie cadeva sempre più nella pubblica infamia.
Seguirono anche diversi errata corrige postumi di Gladstone sulle sue affermazioni nelle famose lettere che però non scalfirono il mito. La propaganda inglese era mirata non solo a screditare Ferdinando II agli occhi della comunità internazionale, che avrebbe quindi più facilmente avvallato le ingerenze inglesi sul territorio borbonico, ma anche a spingere gli stessi abitanti del sud d’Italia a ribellarsi contro il loro re. Questa strategia è sottolineata anche dal generale borbonico Carlo Filangieri che ha informato re Francesco II sugli “scandalosi intrighi degli inglesi, che fomentavano i disordini ed il malcontento per promuovervi un’esplosione, come quella del 1848, tendente alla separazione dell’isola dal Reame di Napoli, nel che riuscendo manovrerebbero in modo da farla cadere sotto il protettorato o almeno sotto l’esclusiva loro influenza”.
Jules Gondon: <Per togliere la Sicilia a Re Ferdinando occorre, è naturale, far rivoltare il suo popolo e togliere popolarità al suo governo, ora che cosa disaffeziona meglio un popolo e discredita meglio un sovrano che la calunnia?> Panzini: <Ferdinando era nel mirino dei nostri patrioti; per loro era il peggior tiranno dell’Italia. I suoi seguaci furono chiamati selvaggi, le prigioni erano famose per le loro crudeltà. Nessuno doveva aprire bocca altrimenti gli si metteva la proverbiale museruola>.
Ferdinando II veniva infatti descritto come “crudelissimo, falso e bigotto”, era raffigurato come il diavolo nelle vignette dei quotidiani, in particolar modo sul Times dove era paragonato anche all’imperatore romano Caligola. Per capire la portata di questa propaganda bisogna considerare che questo giornale era praticamente l’unico mezzo di informazione per i la gente comune in Inghilterra, a tal punto che Marx così sentenziò: <il popolo inglese partecipa al governo del suo paese leggendo The Times>, ma questo giornale ovviamente rappresentava solo gli interessi dell’elite. In Italia l’emblema della mistificazione anti-borghese fu Carlo Poerio, illustre benestante che si dedicò ad attività rivoluzionarie e per questo fu più volte imprigionato, poi mitizzato come martire antagonista a Federico II.
Ma il punto più basso probabilmente si toccò arrivando persino a fare fotomontaggi della regina Maria Sofia in pose pornografiche, poi inviati a tutti i governi d’Europa come se fossero foto vere. Gli autori reo-confessi di questa falsificazione, i Diotallevi, dissero di essere stati incaricati dal Comitato Nazionale, un’organizzazione di matrice massonica.
Nel momento in cui era chiaro che la popolazione del sud non si sarebbe ribellata spontaneamente al suo re, la propaganda inglese anti-borbonica arrivò a dei livelli tali che degenerò in vero e proprio razzismo contro non solo i componenti della famiglia reale di Ferdinando II, ma anche sull’intera popolazione del sud d’Italia. Il mito che si generò fu ripreso strumentalmente prima dai sabaudi e poi dai primi governi repubblicani italiani per giustificare l’incresciosa situazione nota come “questione meridionale”.
Mentre la tensione cresceva a livello diplomatico, aumentava proporzionalmente la presenza militare siciliana da parte degli inglesi (Lord Castelreagh alla camera bassa inglese già il 21 giugno 1821 parlò esplicitamente di “occupazione militare”), così che dal 1836 al 1840 le navi militari inglesi di stanza in Sicilia aumentarono da 23 a 37 navi. Nel 1840 Ferdinando II ha tentato di passare ai fatti per sottrarre il controllo militare delle miniere di zolfo all’Inghilterra ma è stato respinto dalle cannoniere britanniche.
<L’ammiraglio dell’attacco Winnington-Ingram nella sua opera “Hearts of Oak” racconta come operarono le navi inglesi: la Talbot partì da Corfù con l’ordine di attaccare le navi napoletane. Issarono la bandiera austriaca o quella napoletana, per arrivare più vicino possibile e senza essere riconosciuti alle imbarcazioni napoletane. Sotto il comando dell’ammiraglio Stafford, la flotta inglese fu inviata nel golfo di Napoli, per bloccare lì l’entrata e l’uscita dai porti. Con lo scontro l’Inghilterra passò dal controllo informale alla Gunboat diplomacy> [da “Il ruolo della Gran Bretagna nella caduta del Regno delle Due Sicilie” di Martin Kohler, 2004].
A questo punto la guerra era imminente e le corti di Russia, Prussia e Austria cercarono di intervenire diplomaticamente per fermarla e ottennero il ritiro del trattato da parte di Ferdinando II con risarcimento del danno subito agli inglesi.
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