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Giuseppe Mazzini e la massoneria internazionale

Nel 1836 Mazzini venne espulso anche dalla Svizzera e dovette cercare riparo a Londra con l’aiuto della famiglia di Mayer Moses Nathan (1799-1859), presunto Rothschild. Anche la moglie Sara Levi Nathan (1819-1882) e il figlio Ernesto (1845-1921) avevano stretti contatti con Mazzini. In generale la famiglia Nathan era anticlericale estremista e protettrice di “patrioti”. Erano talmente estremisti che avevano comprato una cappella sconsacrata appositamente per riconvertirla a “latrina” per massoni, ai quali veniva pure insegnato a sputare su Cristo, erudimento che non fu negato al nostro Mazzini. Ernesto divenne anche Gran Maestro del GOI nel 1896 e sindaco di Roma nel 1907, eletto dagli anticlericali romani che così ruppero la tradizione di eleggere un appartenente a una delle antiche famiglie romane. Esprimeva pubblicamente il suo anticlericalismo: <la moltitudine, disillusa dal Cristianesimo, la cui anima deista sarà in quel momento senza riferimenti, assetata di un ideale, ma senza sapere dove dirigere la sua adorazione, riceverà la Vera Luce dalla manifestazione universale della pura dottrina di Lucifero, resa pubblica; una manifestazione che sorgerà dal movimento generale di “reazione”, che seguirà la distruzione dell’Ateismo e del Cristianesimo, entrambi conquistati e sterminati allo stesso tempo>. Ernesto Nathan fu anche uno dei più autorevoli detrattori ufficiali dell’affiliazione massonica mazziniana.


Mazzini fu accolto a Londra dallo storico Thomas Carlyle (1795-1881) che lo introdusse nei circoli più elitari della capitale il 13 gennaio 1837. Qui Mazzini ebbe modo di conoscere importanti intellettuali inglesi come Charles Darwin. Thomas Carlyle confessò nelle sue memorie di mal sopportare la frequentazione di Mazzini, infastidito dal “suo incoerente giacobinismo e georgesandismo”, considerava le opinioni di Mazzini “incredibili e, insieme tragicamente e comicamente, impraticabili in questo mondo”. Nelle sue lettere Carlyle arrivò addirittura a liquidare Mazzini come “curiosità folcloristica” di sua moglie, Jane Welsh, la quale affermò di aver più volte fatto fallire le “matte avventure” di Giuseppe al fine di impedire che venisse ucciso, rivelando indiscrezioni sui suoi progetti futuri a conoscenti altolocati.


Alla luce delle testimonianze dei Carlyle, il nostro “eroe nazionale” era considerato un personaggio “tarato”, facilmente manipolabile facendo leva sulle sue ossessioni, le manie di persecuzione, il suo bipolarismo depressivo o l’odio viscerale verso tutto il genere umano durante le sue frequenti crisi nervose. La conferma di questo stato d’animo alterato viene dallo stesso Mazzini in una lettera a Giuditta Bellerio Sidoli: <Vorrei tanto mostrare affetto agli uomini, cioè di far loro del bene, ma non voglio più vederli. Sono malato moralmente – ho convulsioni morali come altri possono avere convulsioni fisiche – ci sono momenti in cui vorrei voltolarmi per terra e mordermi come un serpente (…). Porto un odio per gli uomini! Se tu potessi vedere il riso satanico che porto per essi sulle mie labbra!>


Ciononostante Carlyle mantenne l’amicizia e il suo protettorato per una decina d’anni con Mazzini esclusivamente per interessi strategici della massoneria. Era infatti un periodo di svolta cruciale per la massoneria. Il 18 novembre del 1830 il leader degli Illuminati di Baviera, Jean Adam Weishaupt, morì all’età di 82 anni, ben 43 anni dopo l’incompiuta condanna a morte sancita in Baviera. Il 28 luglio 1836 morì il capofamiglia Rothschild, Nathan Mayer, a causa di una infezione e il suo impero venne lasciato a suo figlio Lionel Nathan (1808-1879), mentre la guida della famiglia passò a suo fratello Jakob (James) Mayer (1792-1868) che era stanziato a Parigi. L’intera organizzazione massonica venne modificata dai nuovi leader e si aprì un’opportunità per Mazzini. L’elite aveva infatti deciso di sfruttare l’implacabile istinto reazionario di Mazzini e di affidargli il lavoro “sporco” delle provocazioni terroristiche che avrebbero dovuto favorire la rivoluzione mondiale, una ruolo che ricoprì fino alla sua morte nel 1872. Il suo soprannome nel ramo speculativo di questo nuovo impulso reazionario massonico sarebbe stato “Emunach Memed”. A riguardo del suo acquisito nuovo livello di conoscenza delle società segrete internazionali, è quantomeno curioso riportare cose Mazzini scrisse il 27 luglio 1844 da Londra nei riguardi dei Rothschild: <Il Vitello d’oro è onnipotente in Francia e (James) Rothschild potrebbe diventare re, solo se lo volesse>.


Mazzini riuscì così a compensare una serie infinita di fallimenti politico-insurrezionalisti con una incredibile carriera nelle organizzazioni segrete, unico aspetto tale da giustificare la sua postuma glorificazione. Tutto però fa pensare che il ruolo di Mazzini anche in questo caso fosse strumentale o meglio che la setta, che si ispirava evidentemente all’ormai estinto Ordine degli Illuminati, fosse però orientata ad un ruolo più operativo rispetto all’approccio di Weishaupt.


A Londra Mazzini venne introdotto a cospetto dell’illustre massone (e primo ministro inglese) Lord Henry John Temple, III Visconte Palmerston (1784-1865) e del “Comitato Rivoluzionario Internazionale”. Questa organizzazione fungeva da coordinazione suprema di tutti i movimenti massonico-insurrezionalisti che a breve avrebbero dovuto partecipare alla rivoluzione europea e tra gli esponenti di spicco, oltre a Mazzini, c’erano l'ungherese Lajos Kossuth (1802-1894) e il francese Alexandre Ledru-Rollin (1807-1874).


Lord Palmerston era un illustrissimo massone, primo ministro della regina Vittoria, membro dell’elitario ordine cavalleresco dei Knights of the Garter, una delle persone più influenti d’Europa e strettamente legato alla famiglia Rothschild. Era un eccellente esempio di occultista che pratica rituali satanici, ma che pubblicamente dichiara di essere cristiano. Palmerston è da considerare come il grande architetto degli sconvolgimenti geopolitici del continente nel XIX sec. Con la sconfitta della cattolica Austria e l’ascesa al potere del principe cancelliere di Prussia Otto von Bismarck, ha guidato le sorti di Napoleone III. Con l’elezione del massone Camillo Benso conte di Cavour come primo ministro della Sardegna e sostenendo l’attività reazionaria dei confratelli Mazzini e Garibaldi, fu anche uno dei maggiori artefici della repubblica italiana. La prima riunione dei Friends of Italy si tenne a Londra nella storica Freemasons’ Tavern [da “L’Inghiletrra di Mazzini” di E. Morelli].


Nonostante queste alte frequentazioni massoniche inglesi e della sua importante influenza sulla massoneria italiana, in realtà non vi sono fonti né massoniche, né extra-massoniche che certifichino l’affiliazione di Mazzini ad un rituale regolare massonico, ma solo della sua appartenenza alla loggia irregolare dei “Philadelphes” o della già citata sommaria iniziazione nel carcere di Savona che Mazzini stesso ridicolizza (mentre l’affiliazione di suo padre alla loggia genovese “Gli Indipendenti” è ufficialmente certificata dal Grand’Oriente d’Italia). Questo sarebbe anche comprensibile vista la peculiare conformazione ideologica Mazziniana non propriamente allineata nemmeno con la massoneria, ma in ogni modo possiamo considerarlo se non un massone a tutti gli effetti, per lo meno un illustre precursore del para-massonismo che include persone che non appartengono alla massoneria, ma che ne sono direttamente collegati e agiscono come se ne fossero appartenenti (più malignamente detti “utili idioti”).


Giuseppe Mazzini, nonostante questo nuovo incarico supremo, che lo impegnò anche nel continente americano oltre che in tutta Europa, continuò la propria attività “strettamente personale” sul territorio italiano con immutata strategia e quindi sempre con scarsi risultati, forse solo come copertura del suo nuovo ruolo. Anche questo è un segnale che Mazzini nella gerarchia massonica non era propriamente al livello decisionale, ma più che altro operativo e in questo momento doveva rispettare la volontà dei suoi superiori di dedicare gli sforzi della massoneria in America.


Come già citato Mazzini conobbe Helena Petrovna Blavatsky, fondatrice della Società Teosofica, durante il suo soggiorno a Londra e cominciò con lei una collaborazione che la portò addirittura a combattere nella battaglia di Mentana con le truppe garibaldine. Da parte sua Mazzini rimase invece profondamente influenzato dalle teorie teosofiche sulla reincarnazione.


In generale si può comunque dire che la stessa (ufficiosa) affiliazione massonica era da Mazzini vissuta in maniera conflittuale, un po’ come aveva inteso quella carbonara, poiché pur condividendone le finalità ne contestava la natura troppo elitaria, mentre lui avrebbe preferito una Massoneria di Popolo più universale e il suo pragmatismo patriottico era molto più incline all'estremo attivismo politico che ad ogni forma di spiritualità, occultismo incluso.


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