La Révolution de la Franc-maçonnerie (parte 2)
Dopo l’Assemblea degli Stati Generali la borghesia formò l’Assemblea Costituente rivoluzionaria col “giuramento della Pallacorda” e cominciò a spingere le masse popolari alla rivolta. Il movimento rivoluzionario riuscì a coinvolgere immediatamente tutta la Francia proprio perché accuratamente pianificato dal potere massonico centrale.
Il primo atto della violenza rivoluzionaria fu subito anticlericale e si compì il 13 luglio con la distruzione della casa religiosa di San Lazzaro fondata da san Vincenzo de Paoli. Secondo la storia ufficiale (sorboniana) la madre di tutte le rivoluzioni scoppiò invece il 14 luglio 1789 con la presa della Bastiglia al grido del motto massonico “Liberté, egalitè, fraternité”. Questa data divenne il simbolo perenne della libertà rivoluzionaria, anche se in realtà nella fortezza della Bastiglia erano rinchiusi non prigionieri politici o ideologici, ma solo sette detenuti tra cui quattro falsari, due pazzi e un omicida.
I simboli del potere reale vennero dati alle fiamme e le teste mozzate portate in trionfo sulle baionette. La setta potè cominciare a realizzare deliberatamente i suoi progetti oscuri generando la cosiddetta “grande paura”, preludio del “regno del terrore” di Robespierre (vedi Mayer Amschel Rothschild). Entro la fine dello stesso mese lo scenario francese era desolante, le regioni distanti da Parigi, abbandonate all’anarchia, divennero praterie in preda a bande di briganti, le campagne si spopolarono, solo le città fortificate costituirono una sicurezza per la popolazione.
Il regime feudale venne abolito dopo una lunga riunione dell’Assemblea Costituente dal 4 all’11 agosto.
L’attacco frontale alla Chiesa non si fece attendere. Il 4 agosto 1789 l'Assemblea Costituente bloccò ogni versamento della Chiesa di Francia a Roma, il 22 dicembre tolse ai vescovi la direzione dell'insegnamento e il 13 febbraio 1790 soppresse i voti monastici. I decreti del 17 marzo e del 14 maggio 1790 sancirono la confisca di tutti i beni ecclesiali e la vendita all’incanto. Il 12 luglio 1790 venne emessa la Costituzione Civile del Clero, seguita dalla legge Le Chapelier del 14 giugno 1791. Talleyrand consacrò i primi vescovi “costituzionali” e venne scomunicato l’anno successivo. La natura anticlericale venne così commentata da Papa Pio VI, nel Breve del 10 marzo 1791, nella condanna alla Costituzione Civile del Clero: <dunque, questa uguaglianza, questa libertà tanto esaltate dall'Assemblea Nazionale, pervengono solamente a rovesciare la religione cattolica>.
Il 20 giugno 1791 re Luigi XVI si fece convincere dagli stessi massoni suoi consiglieri a trovare momentaneo riparo all’estero, ma fu bloccato a Varennes, accusato di fuga e sospeso dall’Assemblea. Il re perse immediatamente ogni sua credibilità.
Mirabeau morì nel 1791, proprio nell’anno in cui la fazione borghese-popolare (che teoricamente rappresentava) parve prevalere su clero e aristocrazia. Il movimento giacobino si scisse nei moderati, detti “foglianti”, e in un gruppo estremista capitanato da Robespierre.Il 4 settembre 1791 venne varata la prima Costituzione e il 1° ottobre il potere passò dall’Assemblea Costituente all’Assemblea Legislativa.
Il 20 aprile 1792 il re venne indotto a dichiarare guerra contro l’Austria, che aveva accolto i ribelli, come prova di fedeltà alla Costituzione. Conseguentemente il popolo parigino venne istigato per la prima volta al saccheggio della residenza regale delle Tuleries a Parigi. In breve le truppe austriache e prussiane minacciarono la Francia e la colpa ricadde proprio sul re. Il 10 agosto 1792 il popolo saccheggiò nuovamente le Tuleries sterminando le guardie reali, dopo che Luigi XVI era stato convinto a dichiarare la resa. La Comune prese il potere, fece decadere il re e lo imprigionò con la famiglia nella prigione del Tempio.
Il governo provvisorio venne affidato al massone George-Jacques Danton (1759-1794), già protagonista delle stragi del Campo di Marte l’anno precedente, questi poco democraticamente si sbarazzò di migliaia di avversari politici con le cosiddette “stragi di settembre”, evidenziando il caos e l’estremismo presente all’interno del movimento.
I rivoluzionari arrestarono tutti quei componenti del clero, detti “refrattari”, che si erano rifiutati di prestare giuramento alla Costituzione Civile del Clero. La giustizia sommaria basata sul semplice sospetto o antipatia creò un clima di terrore, arrestò aristocratici, ma anche semplici cittadini, nessuno si poteva sentire al sicuro. Quando agli inizi di settembre del 1792 l’esercito prussiano fece pressione sulla frontiera i rivoluzionari al governo trucidarono 1.300 prigionieri nelle carceri parigine: tra cui l’arcivescovo Jean-Marie du Lau d'Alleman (1738-1792), i fratelli de la Rochefoucauld-Bayers, il vescovo François-Joseph (1736-1792), il vescovo Pierre-Louis (1744-1792) e la principessa Maria Teresa di Savoia Carignano (1749-1792) la cui testa venne portata in trionfo per Parigi fino alla prigione del Tempio, affinché la vedesse la regina Maria Antonietta sua parente. Il Comitato di Sorveglianza Rivoluzionaria della Comune giustificò così la strage: <una parte dei cospiratori feroci detenuti nelle prigioni è stata messa a morte dal popolo> e gli <atti di giustizia sono apparsi indispensabili al popolo per trattenere con il terrore le migliaia di traditori>.
Il 20 settembre la Francia riuscì a vincere a Valmy respingendo la minaccia prussiana. L’illustre illuminato Goethe (tra le file prussiane!) pronunciò una frase cruciale per l’occultismo in genere: <è cominciata un’era nuova!>.
Il 21 settembre 1792 vennero eletti i membri della Convenzione legalizzando così la 1° Repubblica. La monarchia venne abolita all’unanimità. Le pratiche stragiste e il clima di terrore divennero la norma, era il modo migliore per sopperire alla minoranza numerica dei rivoluzionari e per accelerare i tempi. All’inizio del 1793 iniziò il processo farsa contro il re, con dei capi di imputazione che in realtà sarebbero dovuti essere posti contro i suoi stessi accusatori: cospirazione contro la libertà pubblica e attentato alla sicurezza dello stato. Il re venne condannato a morte per un solo voto contrario, proprio di suo cugino Filippo “Egalité” d’Orleans. Robespierre sentenziò: "Il re deve morire perché è il re", confermando il movente ideologico.
Il 1793 è l’anno cruciale della rivoluzione. Il 5 gennaio Luigi Filippo d’Orleans, che cominciò a capire qualcosa del movimento a cui era teoricamente a capo, rassegnò clamorosamente le sue dimissioni dal G.O.F. Il 21 gennaio re Luigi XVI venne decapitato con la ghigliottina (che deve il nome al suo inventore, Guillotin della loggia del Neuf Soeurs), mentre la regina Maria Antonietta verrà giustiziata il 16 ottobre. In reazione al reicidio il 1° febbraio 1793 nacque la prima coalizione anti-francese di stati europei.
Il 6 aprile 1793 venne creato il Comitato di Salute Pubblica, il nuovo governo dittatoriale repubblicano guidato da Robespierre e altri 11 tra cui Jacques Danton, Jean-Paul Marat (1743-1793), Louis Saint-Just (1767-1794) e Georges Couthon (1755-1794). Giunse quindi il momento di gloria per Maximilien Marie Isidore de Robespierre: nel 1789 agli Stati Generali, nel 1790 capo dei Giacobini, nel 1791 Pubblico Accusatore presso il tribunale di Parigi, nel 1792 eletto nella Convenzione Nazionale, nel 1793 nel Tribunale rivoluzionario e nel Comitato di Salute Pubblica. Il governo francese in breve si tramutò nella dittatura assoluta di Robespierre. La natura occulta della rivoluzione si manifestò in tutta la sua brutalità e questo periodo passerà alla storia come il “regno del terrore” poichè chiunque poteva essere messo a morte sulla base di un solo sospetto. Robespierre adottò una politica estrema che portò allo sterminio di tutti gli avversari politici: gli Arrabbiati, i seguaci di Hèbert (per il programma delle nazionalizzazioni), gli Indulgenti (perché troppo moderati) e perfino i suoi collaboratori Danton e Desmoulins (con l’accusa di affarismo). Non potendo più far fronte al numero dei processi, il 10 giugno 1794 la Convenzione stabilì delle regole per facilitare il compito dei tribunali: l’unica pena prevista divenne quella capitale. Sotto la ghigliottina passarono migliaia di persone ogni mese.
La rivoluzione divenne ancora più antisemita nei confronti della Chiesa Cattolica e dei suoi seguaci: venne decretata l'interdizione completa del culto cattolico. La maggioranza dei preti (anche quelli “giuristi” che avevano giurato fedeltà alla Costituzione Civile del Clero) venne assassinata o espulsa, le chiese chiuse e sequestrati tutti i beni ecclesiali. Henri Baptiste Grégoire, pseudo-papa della Chiesa Costituzionale, è l’emblema dell’apostasia diffusa che porta una gran parte del clero a rinunciare alle proprie funzioni. Robespierre impose come nuova religione nazionale il culto esoterico dell'Essere Supremo e istituì un calendario repubblicano senza ricorrenze religiose.
<Spettacoli mascherati con i paramenti e con gli oggetti di culto vengono presentati nelle vie in processioni grottesche, questi stessi oggetti e questi stessi paramenti vengono bruciati sulle piazze, in pompa magna, con autodafè, preti spretati e talora sposati, di loro volontà oppure a forza, chiese chiuse, culto proibito> (Jean Dumont). Il 10 novembre 1793 nella cattedrale parigina di Notre-Dame si celebrò una grottesca e blasfema “festa della Ragione”: in una scenografia costituita da un tempio neoclassico circondato da cartapesta e dai busti di Voltaire, Rosseau e Benjamin Franklin, un’attrice dell’Operà (Candéille) impersonò la dea Ragione, in seguito rappresentata dalla “Statua della Libertà” che la Francia inviò negli Stati Uniti.
Non mancarono repressioni di massa contro le insorgenze popolari cristiane e fu in Vandea, nell’estate del 1793, che la rivoluzione si macchiò del peggior genocidio: “250 mila vandeani sono stati massacrati perché volevano andare alla Messa e restare fedeli a Roma" (Pierre Chaunu). Secondo altre stime la Vandea perse quasi il 15% della popolazione (117.257 persone su 815.000) e circa il 20% delle proprietà immobiliari registrate (10.309 su 53.273). <Iniziata nel marzo del 1793, dopo la promulgazione della legge Jourdan, che prevedeva l'arruolamento forzato di trecentomila uomini nell'esercito repubblicano, l'insurrezione vandeana conosce una prima fase in cui è soltanto una guerra civile culminata nella sconfitta dell'esercito degli insorti a Savenay nei giorni 21 e 23 dicembre. A questa prima fase segue l'applicazione fredda del genocidio realizzato dalle colonne infernali del generale Louis Turreau de Lignières, che attraversano la regione insorta animate dall'intenzione di far sì che nulla sfugga alla vendetta nazionale; dalla flottiglia sulla Loira, che mira a ripulire i territori rivieraschi dai ribelli; e, infine, dal Comitato di Sussistenza, creato il 22 ottobre 1793 per portare l'ultimo colpo alla Resistenza vandeana, privando la popolazione di ogni risorsa materiale, cioè requisendo metodicamente bestiame, vettovaglie e le stesse proprietà immobiliari proscritte e abbandonate> (Reynald Secher).
Gli orrori perpetrati dal regime dittatoriale, che non risparmiarono neanche gli stessi capi rivoluzionari, sfociarono con la “reazione del 9 termidoro”: il 27 luglio 1794 Robespierre venne arrestato e ghigliottinato il giorno seguente. Anche i capi militari vennero arrestati e imprigionati (fra questi Napoleone Bonaparte, poi liberato). La fine del dittatore non rassicurò la popolazione francese contraria alla rivoluzione, che anzi sostenne con nuova forza la resistenza. La rivoluzione aveva promesso pace, uguaglianza e libertà e invece aveva portato guerre civili, persecuzioni religiose e un regime brutale con un potere molto superiore a quello del re. <Il re di Francia non ha mai avuto il potere legislativo o, almeno, un potere paragonabile a quello del parlamento moderno. Non è necessario ricordare le ragioni storiche per cui era obbligato a condividere la sovranità. Basta constatare che non osava toccare il diritto civile> (Georges Ripert).
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