Mazzini, un profeta della mistificazione cristiana
E’ particolarmente arduo ricostruire il singolare sistema di riferimento ideologico di Giuseppe Mazzini, talmente eterogeneo e trasversale da trovare allo stesso tempo ammiratori e forti detrattori sia dal lato clericale che da quello occultista. In breve, ciò che sappiamo è che da giovane è cresciuto con le ideologie religiose gianseniste di sua madre e quelle massoniche di suo padre, poi erudito privatamente da abati sempre giansenisti acquisendo una avversione verso la cultura clericale e all’autorità in genere. Successivamente ha tentato prima il corso di laurea in medicina, poi in Filosofia e Lettere nel quale si è laureato nel 1827. Da quello stesso anno è iniziata la sua travagliata esperienza carbonara che teoricamente terminò nel 1836, ma in realtà per molto tempo mantenne un certo rapporto con la “massoneria del legno” seppur altamente conflittuale. Dallo stesso anno comincia quindi la sua affiliazione alla massoneria londinese, seppur con rituale non regolare, anche questa però da lui vissuta in maniera conflittuale, un po’ come aveva inteso quella carbonara, poiché pur condividendone le finalità ne contestava la natura troppo elitaria, mentre lui avrebbe preferito una Massoneria di Popolo più universale. Sorvoliamo per ora su queste affiliazioni delle società segrete, che tratteremo più dettagliatamente in un altro momento, ma consideriamole per ora solo per il loro apporto ideologico. Sempre a Londra Mazzini conobbe anche Helena Petrovna Blavatsky, fondatrice della Società Teosofica, durante il suo soggiorno a Londra e cominciò con lei una collaborazione che la portò addirittura a combattere nella battaglia di Mentana con le truppe garibaldine. Da parte sua Mazzini rimase invece profondamente influenzato dalle teorie teosofiche sulla reincarnazione. Definiva personalmente il suo pensiero religioso come “deismo puro”, in realtà influenzato da molteplici dottrine come quella massonica, la carbonara, o la teosofia della Blavatsky, il tutto permeato dalla forte ambizione di poter diventare una sorta di profeta gnostico per i cristiani. Secondo alcuni studiosi dell’esoterismo come Cecilia Gatto Trocchi, Mazzini sarebbe stato pure un seguace dello spiritismo, tanto di moda nell’alta società dell’epoca. In realtà è lui stesso, almeno ufficialmente, a rigettare quest’ipotesi: <tutto questo guazzabuglio di tavolini in convulsione, di medium che fan traffico di anime, di spiriti balbettanti non so quali sciocche risposte m’irrita come una profanazione della santità della morte>. Tanto altro si potrebbe aggiungere, ma questo basti solo per dare un’idea suppur approssimativa del complesso background culturale del nostro eroe nazionale a cui vanno contestualizzate le seguenti considerazioni.
Dopo questa premessa cominciamo ad analizzare un aspetto particolare della poliedrica personalità mazziniana, cioè la sua curiosa ambizione a diventare una sorta di nuovo Lutero. Uno dei capi della rivoluzione toscana del 1848, Giuseppe Montanelli, scrisse a riguardo di Mazzini che <debbonsi lodi per alcun bene che fece, non come fuoruscito orditore di cospirazioni impotenti e sacrificatrici, ma come letterato propugnatore di spiritualismo>. Quindi gli stessi patrioti italiani non vedevano di buon occhio la suicida attività mazziniana rivoluzionaria, per altro comodamente gestita a lungo dall’estero, ma più che altro gli riconoscevano la capacità di attirare il ceto cattolico, dovuta al suo abuso di termini religiosi, anche se con significati completamente opposti a quelli del senso comune cattolico. Per questa sua opera mistificatrice, forse dovuta ad una riconsiderazione della strategia dell’Alta Vendita o meglio a direttive superiori della massoneria internazionale, Mazzini viene apostrofato beffardamente dai suoi seguaci addirittura come “secondo Maometto”. D’altronde per un massone non è difficile utilizzare termini e concetti cristiani dato che questi sono già presenti nella dialettica e nel simbolismo massonico, anche se generalmente con significati opposti. Rimane però stridente il contrasto tra l’inno all’amore cristiano di Mazzini con le sua ininterrotta attività terroristica.
Nel 1850 scrive una lunga lettera al clero italiano volta a propagandare il credo repubblicano, non solo come compatibile a quello cristiano, ma considerato addirittura come la vera natura del cristianesimo. Lo scritto comincia infatti con una breve citazione dal vangelo di Matteo: “Venga il tuo regno. Sia fatta la tua volontà sulla terra siccome è nel cielo.” Che in realtà dagli esoteristi è inteso come segreta allusione al motto ermetico: “L’esterno è come l’interno, il piccolo è come il grande, ciò che è in basso è come ciò che è in alto”, pensiero proprio dell’esoterismo degli archetipi e del dualismo gnostico. Questo concetto viene ripreso più volte in tutta la lettera: <non è vero che fra il cielo e la terra sia antagonismo o divorzio. Non è vero che, mentre nel cielo regnano il Vero e la Giustizia di Dio, sia legge terrestre la sommessione al Fatto, la riverenza alla Forza brutale. Non è vero che la salute della creatura umana si compia, quasi in soggiorno d’espiazione, per via di rassegnazione o d’indifferenza. La terra è di Dio. La terra sulla quale e per la quale Gesù e, prima e dopo, tutti i santi martiri dell’Umanità diffusero le loro lagrime e il loro sangue, è l’altare sul quale noi dobbiamo sagrificare a Dio; e l’anima nostra è il sacerdote, e l’opere nostre sono gl’incensi che s’innalzano al cielo e ci propiziano il Padre. La terra è gradino al cielo, e perchè da noi si possa salirlo, dev’essere tutta un inno al Signore. (...) Lasciamo il regnum meum non est de hoc mundo (il mio regno non è di questo mondo): noi sappiamo che l’espressione fu inesattamente tradotta nella Volgata; e che il testo, decisivo a nostro favore, dice regnum meum non est nunc de hoc mundo (il mio regno non è ora di questo mondo). (...) Noi non vogliamo adorar la Menzogna, ma il Vero: invochiamo una autorità, ma fondata sull’interpretazione della legge, non sull’arbitrio dell’usurpazione: cerchiamo guide e capi, ma tra i migliori per intelletto e virtù, tra i più devoti al bene di tutti: chiediamo il pane dell’anima, l’educazione, per tutti, il pane del corpo, il lavoro, per tutti. In terra siccome nel cielo sia fatta la volontà del Signore>.
Sempre da questa lettera possiamo capire ancora una volta la sprezzante visione mazziniana del pontefice, atta ad insinuare nel clero dubbi sull’autorità pontificia: <la parola di Pio IX non esce da Roma. Diresti ch’ei sentisse di non poter proferire dalla città iniziatrice di due grandi epoche di progresso all’umanità, dalla città delle tradizioni eterne e dell’amore, l’anatema alla libertà, la condanna all’educazione del genere umano, ch’è la tradizione continua della legge e della vita di Dio sulla terra. E questa parola, dettata dal lato del pessimo tra i re d’Italia, è parola d’uomo che trema, e che maledice. Il divorzio fra il mondo e lui, fra il popolo dei credenti, ch’è la vera Chiesa, e l’aristocrazia fornicatrice che ne usurpa il nome, v’è sculto a ogni sillaba. Da lunghi anni il papato ha perduto la potenza d’amare e di benedire. (...) L’Umanità risponde oggi: Dio è Dio e il Popolo è suo profeta: Dio fiammeggia al vertice della piramide sociale, il popolo studia, raccoglie, interpreta i suoi voleri alla base! Dovunque, fondato sovr’altre basi, il potere tradisce inconscio o viola deliberatamente la divina legge d’amore, di libertà, d’eguaglianza, d’associazione fraterna, d’educazione comune, ivi è il male. Bisogna combatterlo. E chi nol fa, per egoismo o per inerzia, è colpevole. Chi serve al male, abbandona la causa di Dio, unico Signore. E chi non è con lui, è contro lui. (...) In nome di Dio e per amore della patria nostra, noi vi chiediamo: siete cristiani? intendete il Vangelo? guardate alla parola di Gesù come a morta lettera, o ne adorate lo spirito? Tra lo spirito del Vangelo e la parola del Papa, siete veramente, ostinatamente decisi a scegliere, senza esame, senza richiamo alla vostra coscienza, quest’ultima? Siete credenti, o siete idolatri? (...) La santa Chiesa dell’Avvenire, la Chiesa dei liberi e degli eguali, la Chiesa che benedicendo ad ogni progresso dello Spirito di Verità, e immedesimandosi colla Vita dell’Umanità, non avrà Papa né laici, ma credenti, sacerdoti tutti con uffizi diversi, vi è intraveduta e predetta. E dall’ampliazione della corrotta, aristocratica chiesa dell’oggi a questa Chiesa rinnovata, popolare, dell’avvenire, pende, non diremo lo scioglimento — che non è in mano d’uomini — ma il modo più o meno violento, più o meno pericoloso, di scioglimento della questione religiosa. (...) L’umanità ha sete di progresso e di fede; d’autorità consentita e di libero ragionevole ossequio; e il Papa risponde: immobilità e obbedienza passiva. Al Concilio, al Concilio! La Chiesa saprà trovarvi un’altra risposta>.
Nel 1865, nel suo delirio di onnipotenza, Mazzini scrisse una nuova lettera a papa Pio IX, con l’intento di illustrargli la vera natura di Dio. Anche questo scritto è una sorte di ode al “Progresso”: <crediamo che il Progresso, legge di Dio, deve infallibilmente compiersi per tutti… la sola rivelazione di Dio sugli uomini, rivelazione continua per tutti>. E ribadisce il concetto della apostasia pontificia: <qualunque s'arroga in oggi di concentrare in sé la rivelazione e piantarsi intermediario privilegiato fra Dio e gli uomini, bestemmia>.
Alcune considerazioni: <Il suo più che quarantennale operato nulla di concretamente positivo arrecò alla causa italiana, ma solo morte e violenze e utopia, il tutto contornato dalla sua personale guerra alla Chiesa Cattolica e al Cristianesimo in sé, da lui giudicato una religione individualista e comunque ormai decrepita. Da notare è il fatto che Mazzini si considerò e si presentò sempre sotto le vesti del profeta religioso, instauratore di una nuova religione spiritualista e associativa, la 'religione dell'Umanità', che avrebbe dovuto soppiantare appunto il morente Cristianesimo> (da “La rivoluzione italiana. Storia critica del Risorgimento” di Massimo Viglione). <Aveva sempre in bocca la parola “Dio” e si credeva un profeta religioso. Identificava la legge divina col progresso dal quale doveva scaturire la Patria. Dove i cattolici, però, non dovevano trovare posto> (da “L’altro risorgimento. Una guerra di religione dimenticata” di Angela Pellicciari).
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