top of page

"V per vendetta" e il populismo anarco-insurrezionalista (parte 2)

Cosa simboleggia quindi V nel film? Sicuramente un ribelle al sistema, anche se, come visto, con connotazioni, impostazione ideologica ed esiti opposti a quelli di Fawkes. Ci troviamo quindi di fronte ad un personaggio con diverse sfaccettature e piani di lettura, multi-layer, assumerà infatti diversi travestimenti. Un uomo senza nome che si nasconde dietro una maschera di archetipica bivalenza, quindi nella finzione e probabilmente nel falso. Questa maschera inoltre stravolge l’immagine seriosa di Fawkes con un irriverente sogghigno, probabilmente in omaggio allo storico motto anarchico “una risata vi seppellirà”. Risate sarcastiche in cui V per esempio si abbandona nel momento del folle atto dinamitardo. Questo motto, che ultimamente sta stranamente diventando di uso sempre più comune (vedasi per esempio Beppe Grillo), ha anch’esso un’origine esoterica. Lo ritroviamo infatti associato storicamente al Matto dei tarocchi, il buffone di corte che controbilancia il potere assoluto dei re medioevali. Colui che simboleggia l’estraneità e l’uscita dall’ordine, la ribellione verso ogni norma e autorità, il tutto ammantato di un emblematico romanticismo, praticamente il perfetto identikit di V. Il Matto è in definitiva lo strumento atto alla distruzione di ogni ordine ideologico precostituito (ancient regime), uno schema ideologico che è da sempre il cardine della propaganda della massoneria reazionaria. Nel momento in cui si rende conto che il sistema è in pericolo, Sutler in persona cita queste parole: “voglio che questa nazione capisca che siamo sul baratro dell’oblio! Voglio che tutti gli uomini, le donne e i bambini capiscano quanto siamo vicini al caos! Voglio che tutti quanti ricordino perchè hanno bisogno di noi!”

V inoltre è associato inoltre al fuoco che gli serve per “bruciare” alchemicamente e dissolvere ogni forma interpretativa della realtà per raggiungere lo stato di caos primordiale, sempre tanto caro al relativismo massonico. V risorge dal fuoco di Larkhill come una fenice e usa il fuoco come strumento per plasmare il mondo che lo circonda, in quanto l’esplosivo diviene un simbolo del fuoco alchemico. In realtà il Matto potrebbe essere visto nella sua ambivalenza anche da un aspetto positivo, cioè come colui che, nonostante porti il caos, riesca però ad indicare ciò che serve per il superamento di questo, ma è un aspetto non rilevante in V, che dice chiaramente che il mondo che verrà dopo la distruzione non gli appartiene. In questo caso quindi la valenza primaria è quella caotico distruttiva e V muore pure prima di questa, dando solo le indicazioni su come portala a termine, poichè è proprio quello il raggiungimento del suo compimento ultimo. V rappresenta quindi solo il maestro dell’adepto alle prime armi (la materia prima rozza da lavorare), colui che è ritornato allo “zero”, numero che è appunto associato al Matto. V non si pone il problema di quello che sarebbe successo dopo il crollo del sistema e si maschera dietro un banale relativismo: <non vi sono certezze, ma solo opportunità>, come se la semplice distruzione caotica fosse sufficiente a garantire una società migliore. In realtà questa è la stessa logica massonica che vuole un ritorno allo stato di natura, in cui non esistono più sovrastrutture politiche, societarie, ideologiche o culturali, nessun “ancient regime” (ovviamente lei esclusa). Vista dall’altro lato della medaglia, lo stato di natura è però una condizione dove in realtà vige semplicemente la legge del più forte e dove non esiste più alcun diritto o tutela per nessuno, e, dal punto di vista spirituale e psicologico, dove la dimensione psichica immanente prende definitivamente il sopravvento su quella spirituale trascendente, poichè non esiste più alcuna verità, nessuna coscienza morale e nessuna direzione precisa da percorrere, poiché non esiste più nulla di giusto o sbagliato.


IL LIVELLO OCCULTO

Cerchiamo ora di passare in rassegna alcune delle innumerevoli citazioni occulte che si trovano nel film, che, in quanto tali, sono in realtà rivolte solo a chi ha un certo grado di iniziazione. Occorre comunque fare una piccola premessa per chi non abbia una visione complessiva dell’universo dell’occultismo moderno. Non ci si deve preoccupare particolarmente del fatto che i riferimenti qui proposti possano appartenere apparentemente a branche esoteriche distinte o addirittura contrapposte, poichè tutta la storia esoterica è in qualche modo compressa nell’occultismo moderno e in questo trova una sorprendente continuità. Questo carattere pseudo-sincretista arriva al punto di includere anche espliciti riferimenti inversi delle culture profondamente antitetiche come il cristianesimo stesso. Dopotutto, come si può facilmente intuire, il caos che si prefiggono di ottenere appartiene già a mondo dell’occultismo.

La vena occultista di questo film in realtà è talmente evidente e spudorata che non sarebbe forse il caso di doverla spiegare esplicitamente neanche ai meno avvezzi. Questi magari non riusciranno a dare un senso al fatto che per esempio V compaia per la prima volta dietro ad un arco, ma non possono non percepire ciò che lui dice, anche se tende sempre a mascherare il messaggio con un linguaggio forzatamente forbito. La prima frase pronunciata da V ad un castigatore governativo finisce appunto in questo modo: <con aria devota ed un’azione pia inzuccheriamo lo stesso diavolo>. Nella scena seguente V dà il via agli attentati esplosivi incentrati sul simbolismo esplicito della dea pagana della giustizia, la cui statua è posta in cima all’Old Bailey (la Corte Criminale Centrale) che deve essere abbattuto in quanto secondo V la giustizia ha abbandonato questo luogo. Il brano di sottofondo è l’Overture 1812 di Tchaikovsky, ma forse solo perché per la rappresentazione di quest’opera all’aperto sono stati spesso usati cannoni veri a simboleggiare la vittoria dell’armata russa su Napoleone.

Il suo rifugio ha un nome chiaramente occultista come la “Galleria delle ombre”. È un luogo pieno di oggetti che simboleggiano la cultura classicista e in generale il sapere illuminista (e gnostico) bandito dalla dittatura. Le prime opere che vediamo sono dipinti altamente simbolici in ambito occulto: “Eloim crea Adamo” del noto occultista William Blake e “San Sebastiano”, emblema del martirio sotto tortura che ha sempre una particolare valenza anche in campo esoterico. Tra le opere simboliche del salone principale troveremo anche “La Signora di Shallott” di John William Waterhouse, la cui donna ritratta secondo la leggenda era condannata a guardare la realtà solo attraverso uno specchio, uno dei simbolismi più ricorrenti nel film. Vi sono però innumerevoli altri dipinti, il cui tema più ricorrente è il neo-classicismo pagano esoterico. Tra questi troviamo “Bacco e Arianna” di Tiziano, la “Pubertà” di Munch, “The Death of Major Peirson” di John Singleton Copley, “La nascita della Vergine” di Botticelli, “Sappho e Erinna nel Giardino a Mytilene” di Simeon Solomon, “The embarkation of the Queen of Sheba” di Claude Lorrain, “Ritratto dei coniugi Arnolfini” di Jan Van Eyck, “Vista di Toledo” di El Greco, “Ritratto del dottor Gachet” di Vincent Van Gogh, “Bacco” di Caravaggio, “Venere al suo specchio” di Velázquez, “Ophelia” di Millais e un molto significativo “The Burning of the Houses of Parliament” di J.M.W. Turner.

Qui V confessa che il suo film preferito non è altro che “Il Conte di Montecristo”, famoso romanzo d’appendice, in realtà nota favola alchemica, del massone Alexandre Dumas, sul quale verrà istruita anche Evey. Un altro insegnamento lei lo riceve mentre pulisce un altro specchio su cui è scritto <con la forza della verità in vita ho conquistato l’universo>, citazione ancora usata come motto da Aleister Crowley, ma che V attribuisce a Faust (nel fumetto dott. John Faust), in probabile richiamo dell’opera teatrale di Christopher Marlowe “The tragical history of Doctor Faustus”, a cui si sono ispirati Shakespeare e Goethe (che nel suo poema racconta il patto tra Faust e Mefistofele).

Evey quindi chiede ancora: <parla di come ingannare il diavolo?> e V risponde: <esatto! A proposito del diavolo vorrei sapere se la tua offerta d’aiuto è ancora valida>. In questo caso il diavolo da ingannare sarà il vescovo pedofilo James Lilliman, il prossimo della lista delle persone sacrificare. Questo consegna simbolicamente la sua croce al suo inserviente prima di entrare nella camera da letto dove l’aspetta Evey vestita da Lolita. Il pavimento di questa stanza è a scacchi, tipico dei templi massonici, e al centro vi è un tappeto porpora con una pelle di tigre simbolo di sacrificio, carnalità e istinto animale. Lillman rappresenta chiaramente la depravazione massima, non a caso associata alla Chiesa cristiana. Questo è in realtà il punto più esplicito del film, dove tutto assume connotazioni più estremizzate. A Lillman sono attribuite le frasi più squallide come: <ora ti faccio sentire quanto sono rigide le mie convinzioni>. La cosa particolare è che Evey al suo cospetto appare come talmente suggestionata da sentirsi in dovere di fare una improvvisa confessione al vescovo. Questo, come vedremo in seguito, perché il suo cammino non è ancora compiuto, ma anche a sottolineare una presunta pericolosità “sistemica” di profondo condizionamento morale della società da parte della Chiesa cristiana, che avrebbe effetti anche sui non fedeli. Altro simbolismo cruciale sta nel fatto che Lillman cerca di difendersi da V con una pistola d’oro che tiene proprio dentro una Bibbia, svuotata fisicamente e idealmente del suo contenuto, che si tramuta quindi allegoricamente solo in un’arma per ottenere ricchezza e potere (appunto la pistola d’oro). Mentre lo uccide V cita per l’ennesima volta la parola “diavolo” e ancora una volta auto-attribuendosela: <e così ricopro la mia nuda perfidia con l’antica espressione a me estranea rubata ai sacri testi e sembro un santo quando faccio la parte del diavolo>.

Nell’assassinio successivo della dottoressa Surridge c’è una corrispondenza inversa collegata all’episodio precedente, dove il confessore diventa qui un benevolo V e chi cerca l’espiazione delle sue colpe è la dottoressa morente. Dopo l’uccisione della Surridge rimane un suo prezioso diario. Questo appare come un libro rosso che richiama inequivocabilmente l’omonimo “Il Libro Rosso” di Carl Gustav Jung, considerato una sorta di Santo Graal dell’inconscio e che affronta una molteplicità di argomenti tipicamente esoterici come le immagini archetipiche, il rebis, la contrapposizione degli opposti, la conoscenza gnostica, il simbolismo, la magia e tanto altro.La fuga da Larkhill avviene simbolicamente come la resurrezione di una fenice. V appare tra le fiamme, trasfigurato e urlante come un demone, senza occhi, ma riflesso suggestivamente in quelli del suo demiurgo Surridge, alter ego di una transumanazione di fatto da lei concepita e provocata.

L’amico di Evey, Deitrich, è un altro personaggio notevole con un particolare grado di iniziazione e che simboleggia un grande maestro illuminato. La sua sapienza esoterica è rappresentata dalla sua cultura e dagli oggetti proibiti (reliquie) che conserva nella sua stanza segreta. Tra questi uno strano poster raffigurante un misto della bandiera inglese con quella statunitense con al centro una svastica. La scritta superiore è “the coalition of the willing”, epiteto che viene attribuito alle coalizioni armate occidentali, come quella che ha fatto la guerra in Iraq. Ma gli oggetti a lui più cari sono un altro poster rappresentante una androgina regina, la cui mascolinità e somiglianza con Sutler è mascherata da un opportuno stile pop-art (opera del grafico Henning Brehm), e un antico Corano del ‘400. Quest’ultimo è il simbolo del tramite con le più antiche tradizioni esoteriche orientali come quelle dei sufi (o dei magi) e unico vero motivo per cui Deitrich verrà giustiziato. Lo stesso Deitrich, omosessuale, rappresenta inoltre la condizione più vicina all’androgino, cioè il grado massimo di perfezione umana secondo l’alchimia. Non a caso è lui stesso a suggerire a Evey un suo collegamento a V, fingendo di essere lui, seppur smentendo subito dopo. Associazione che si consolida comunque in lei nel momento in cui Deitrich le cucina la stessa singolare colazione che le aveva preparato V, cioè un uovo con una insolita forma perfettamente quadrata. Inutile dire che l’uovo ha un alto potere simbolico che rimanda all’uovo cosmogonico e al principio di ogni creazione, mentre lo stesso atto del cucinare è una classica allegoria relativa al processo alchemico. Il significato composito è quindi l’iniziatico raggiungimento dell’alchemica “quadratura del cerchio”. C’è però una sostanziale differenza tra V e Deitrich, infatti anche le loro uova appaiono diverse in quanto l’uovo del secondo è di un grado di perfezione formale superiore. Lui infatti è colui che padroneggia più di chiunque altro il sapere esoterico, ma non è l’eletto, ruolo che spetta solo a V, che riesce a raggiungere l’elevazione di Deitrich pur non avendo le sue basi culturali. Da notare anche che entrambi cucinano con la mano sinistra, cioè seguendo appunto la via del percorso alchemico trasformativo (ma associata anche a magia nera e satanismo).

Tralasciamo per un attimo la sequenza della tortura di Evey da parte di V, che vedremo alla fine. Consideriamo per ora il solo aspetto legato al percorso iniziatico. Sempre il simbolismo esoterico vuole che un rituale di iniziazione e trasformazione interiore avvenga in una caverna o in una grotta e in questo caso è ambientato nel nascondiglio sotterraneo di V, che come detto ha il nome evocativo di “galleria delle ombre”. Seguono una serie di rituali volti al “rinnovamento” dell’adepto, fino al momento in cui viene considerato degno dal suo maestro e può quindi accedere ad un livello superiore della conoscenza. Concordemente al simbolismo esoterico l’uscita dalla caverna iniziatica, se il percorso è andato a buon fine, deve avvenire verso l’alto ed in questo caso infatti V e Evey usano un ascensore (mai menzionato e mai usato prima) che li porta direttamente sul tetto. Qui Evey conclude il suo percorso con un’affermazione panteista: <Dio è nella pioggia!>, acqua che simboleggia anche il raggiungimento di una nuova consapevolezza, la fonte salvifica.A questo punto Evey è pronta alla “fusione alchemica” con V e questo nel film è sottolineato con un parallelismo tra i loro differenti modi con cui hanno raggiunto la consapevolezza. Entrambi inoltre sono raffigurati con le mani protese verso l’alto a V o meglio formando una Y con tutto il corspo, cioè il simbolo dell’androgino alchemico, che simbolicamente nasce proprio dalla congiunzione dell’acqua e del fuoco (sottolineata anche dai fulmini), cioè esattamente gli elementi associati alle iniziazioni di Evey e V, parte passiva e parte attiva, i due perfetti opposti complementari. In realtà quando V appare nudo nell’incendio di Larkhill risulta completamente asessuato, quindi ha già superato la contrapposizione dei sessi, per cui in questo caso c’è forse solo un parallelismo. D’ora in poi Evey apparirà diversa, più forte e sicura, anche più mascolina, se non altro per il taglio dei capelli e porterà una maglia con una grande scollatura a V a significare che si è ormai uniformata totalmente a lui.

<Io sono il frutto di quello che mi è stato fatto. È il principio fondamentale dell’universo: ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria>. Questa la giustificazione meccanicistica di V dell’odio e dello spirito di vendetta che lo dominano, ma è anche una definizione cara all’esoterismo di matrice orientale come fondamento del karma. Per ribadire il concetto viene proposta la metafora del domino, come inevitabile concatenazione di eventi, dove esiste solo un destino già scritto e quindi non vi è una reale libertà di scelta dell’individuo. L’ultima tessera rossa di questo domino è Evey, che dovrà portare a termine il disegno di V e se la ritroverà sul treno.

<Nascondi ciò che sono e aiutami a trovar la maschera più adatta alle mie intenzioni> è invece una frase di V presa in prestito da Viola del “La dodicesima notte”, misteriosa opera di William Shakespeare riferita al giorno dell’Epifania, appunto il dodicesimo giorno dopo il Natale. Il suo significato non va però ricercato nel cristianesimo, per cui è il giorno della manifestazione di Gesù, ma nel fatto che nell’Inghilterra medievale quel giorno segnava la fine del festival d’inverno (che iniziava ad Halloween), che al contrario ha origine nei saturnali pagani. In quel giorno il mondo era messo sottosopra e tutti i ranghi sociali erano invertiti, appunto il sovvertimento dell’ordine sociale.

Saltiamo ora alla scena finale del film, dove l’intera popolazione scende in piazza per assistere alla sovversione del sistema. Sono tutte persone comuni che per mezzo di V hanno risvegliato la loro consapevolezza e ormai si identifica totalmente in lui a tal punto da assumerne le sembianze. Nel momento in cui si caveranno la maschera riconosciamo nei loro volti tutte le persone uccise dal sistema. Questa scena è una sorta di mistificazione occultista del giorno del giudizio cristiano, in cui le anime dei defunti resusciteranno e avranno accesso per la prima volta alla verità divina, all’ultima rivelazione (=Apocalisse).


IL CONTROLLO MENTALE MASCHERATO DA PERCORSO INIZIATICO

Arriviamo ora al messaggio forse fondamentale del film, non certo il più profondo, riservato agli iniziati, ma sicuramente quello subliminale rivolto alla maggior parte degli spettatori. Come ogni “salvatore” che si rispetti V si prodiga per istruire il maggior numero di seguaci affinché possano raggiungere un grado di consapevolezza superiore. Per questo motivo appare in televisione, distribuisce la sua maschera a tutti, lascia indizi sui corpi assassinati che permettono la conversione di Finch e soprattutto pratica un’emblematica opera di manipolazione mentale su Evey. Sia ben chiaro, i film di fantascienza (ma ancora di più gli horror) sono solitamente pieni di riferimenti ai famosi programmi di controllo mentale come l’MKUltra o il Monarch, ma generalmente presenti in forma esclusivamente simbolica nei film mainstream dedicati ad un pubblico più ampio.

Nel nostro caso invece, oltre a riproporre in maniera esemplare tutto il simbolismo connesso, viene dedicato ampio spazio ad una esplicita tortura che Evey subisce da V, con l’intento di istigare in lei una reazione affinché possa cambiare la sua condizione mentale. Ciò non casualmente avviene nelle ormai classiche modalità proprie della manipolazione mentale in cui si provocano appositamente traumi al fine di ottenere un disturbo della personalità, una dissociazione che la psiche umana attua come naturale reazione e difesa contro una realtà troppo dura da accettare. Abusando di questo stato di debolezza psicologica, colui che attua queste tecniche può addirittura arrivare a programmare psicologicamente le cavie al punto da farle rispondere a precisi input o suoni usati durante queste torture (Mengele docet). La scena del domino che viene innescato da V, rappresenta la tipica interconnessione dei livelli di programmazione mentale che possono essere attivati da un unico elemento scatenante.

In realtà lo stesso V ha tutte le caratteristiche del controllato mentale, d’altronde anche V ha subito torture e abusi prima di risorgere nelle fiamme dell’incendio da lui stesso provocato. Questo aspetto appare in tutto il suo massimo simbolismo già all’inizio del film quando in cui V si guarda allo specchio mentre indossa la maschera, mentre nello stesso tempo, per parallelismo, Evey analogamente si trucca allo specchio. Non vi è nulla di più esotericamente idoneo per rappresentare una personalità multipla dell’archetipo dello specchio, uno dei simbolismi più ripetuti nel film. Ma anche la stessa maschera è un altro simbolo con valenza analoga, banalmente perchè copre la vera identità. Maschera che alla fine tutti indosseranno quasi automaticamente, come se fossero stati in qualche modo inconsciamente già preparati a questo.

Non manca nemmeno il simbolo principale del progetto Monarch, cioè le farfalle, animale che in natura subisce una esemplare metamorfosi. V ne conserva un’intera collezione dentro delle teche nella sua galleria delle ombre e si intravedono esattamente all’inizio, quando entra per la prima volta nella Galleria delle ombre, e alla fine, quando V le chiede l’ultimo ballo. Cioè, non a caso, l’inizio e la fine della sua programmazione mentale.

Ma concentriamoci ora su a Evey, che ancor prima dell’intervento di V ha già subito diversi traumi infantili e ha diversi indicatori di una programmazione già iniziata. Infatti i suoi stupratori iniziali la chiamano subito “gattina” con gli artigli, cosa che richiama direttamente al concetto di “sex kitten” o “pussycat” che nell’ambito della programmazione mentale sono le parole chiave del livello “beta”, o appunto “schiava del sesso”, che è perfettamente rappresentata anche dal ruolo di Lolita nell’incontro con il vescovo Lillman. Oltre al trauma della perdita violenta dei suoi genitori, a cui ha assistito, e del fratello, deve rivivere quest’esperienza traumatica quando Deitrich viene incarcerato, sequenza che avviene in maniera speculare all’analogo episodio della madre.

Al momento in cui comincia la tortura vera e propria vengono rappresentati tutti gli elementi caratteristici solitamente associati a questi rituali: interrogatorio al buio ma con luce sulla vittima per suggestionare e perdere la percezione del nemico, taglio di capelli e privazione dei vestiti per essere spogliata della propria identità, incatenazione e lavaggio con acqua bollente per l’espiazione e la purificazione ed infine l’isolamento in cella per favorire la dissociazione. Evey quindi inizia una strana corrispondenza con una fittizia vicina di cella, rinchiusa perchè lesbica, che dà inizio alla riprogrammazione vera e propria cominciando a conferirle una nuova consapevolezza. Anche questo ovviamente è un espediente di V per far rivivere anche a Evey parte della sua esperienza e quindi del suo cammino formativo. Viene dichiarata “veramente libera” dal suo aguzzino solo nel momento in cui afferma di non aver paura di morire. È ricorrente infatti, anche negli attentati veri, che il programmato mentale sia portato al suicidio una volta portato a termine la sua missione, cosa che in effetti fa anche V, come atto estremo di “libertà”.

Per il suo disorientamento viene usato anche un manichino, altro simbolo ricorrente di dissociazione. Evey: <mi hai preso? tu mi hai fatto questo? mi hai tagliato i capelli, mi hai torturato... mi hai torturato! perchè?> V: <avevi detto che volevi vivere senza paura, speravo ci fosse una maniera più semplice ma non c’era>, Evey: <ti odio! ...non provo più nessun sentimento!> V: <questo può essere il momento più importante di tutta la tua vita, mettici te stessa. Ti hanno portato via i genitori, ti hanno portato via tuo fratello, ti hanno chiuso in una cella e ti hanno preso tutto quello che potevano a parte la vita e tu hai creduto che esistesse solo quella, vero? Che l’unica cosa rimasta fosse la tua vita, ma non era vero... in quella cella hai trovato qualcosa di più importante della vita, perchè quando hanno minacciato di ucciderti se non avessi dato loro quello che volevano tu hai detto che avresti preferito morire. Hai affrontato la morte Evey!> La morte di cui parla V è ovviamente quella iniziatica dato che Evey non ha mai rischiato veramente di morire.

Il punto di vista di Evey rimane diverso comunque differente da quello di V, poiché è sì stata istruita dal suo maestro raggiungendo una consapevolezza superiore alle masse, ma comunque differenziandosi da V. Esemplificativa della differenza dei due sistemi di riferimento ci sono le loro affermazioni. Nell’introduzione Evey, voce narrante, dice <non è di un’idea che sento la mancanza ma di un uomo>, mentre al contrario alla fine V prima di morire dice: <sotto questa maschera c’è un’idea e le idee sono a prova di proiettile>, quindi il più profondo idealismo rimane una prerogativa solo di V, velato a Evey dal suo sentimentalismo, quindi da un suo persistente attaccamento alle debolezze emotive, quelle che V dice di non potersi permettere. C’è però una scena in cui V, che si sta innamorando di Evey, cerca di ribellarsi a quella sia sovrastruttura mentale che gli impedisce ormai di manifestare i propri sentimenti, per questo sempre simbolicamente si cava la maschera e la getta contro uno specchio (ancora!) infrangendolo.

Molto curioso anche il fatto che l’attrice che impersona Evey abbia una impressionante curriculum di ruoli cinematografici che simboleggiano queste pratiche. Natalie Portman, pure laureata in psicologia, è infatti solita interpretare personaggi chiave di duplice personalità, estremamente vulnerabili e inizialmente limitati da forti ingerenze, ma che all’interno del film subiscono una vera e propria trasformazione con immancabile deriva ribelle finale. Tra questi la piccola Mathilda in “Léon”, la sempre piccola Ann in “La mia adorabile nemica”, la principessa Amidala in “Star Wars”, Alice in “Closer”, Inés Bilbatua in “L’ultimo inquisitore”, Anna Bolena in “L’altra donna del re” (idealmente chiudendo il ciclo storico religioso con Fawkes) e non ultimo Nina Sayers nel “Cigno Nero”, film totalmente incentrato su questo tipo di simbolismo.

In fin dei conti Evey è forse la vera protagonista del film, infatti è lei la voce narrante, perchè è lei che rappresenta lo stato umano realistico di chi subisce il sistema ma non è in grado di reagire e ha paura a farlo. Evey ha non a caso un nome che richiama alla primordiale Eva (e anche V sottolinea il fatto che il suo nome non sia frutto del caso), colei che ha osato cogliere il frutto dall’albero proibito, la prima che ha avuto il “coraggio” di disubbidire al suo Dio per dare ascolto a Lucifero. E’ in lei in cui si deve identificare più facilmente lo spettatore, personaggio reale senza maschera, con tutte le sue debolezze, che però viene invitata a superarle per compiere, seppur contro volontà, un forzoso cammino di profonda trasformazione psicologica (e psichica). La si vede inizialmente letteralmente stuprata dal sistema, poi alla fine, ormai raggiunta una nuova consapevolezza, come colei che da sola, senza più l’ausilio del maestro ma secondo le sue istruzioni programmate, aziona il meccanismo per la distruzione finale. Nel simbolismo ormai classico dell’occultismo moderno si giunge quindi alla fine ancora una volta all’esortazione ad un nuovo ordine mondiale di cui Evey ne è la prima rappresentante. L’ultimo discorso di V: <la scelta di tirare questa leva non spetta a me, perchè questo mondo, il mondo di cui faccio parte e che ho contribuito a plasmare finirà questa notte e domani inizierà un nuovo mondo che sarà plasmato da persone diverse e questa scelta appartiene a loro>.


L'EMULAZIONE ANARCO-INSURREZIONALISTA

Qual è dunque l’impatto emotivo e ideologico che questo film potrà avere sulle masse? Di fatto il successo del film ha portato il simbolo della V nel cerchio a diventare l’emblema di dissidenti di ogni tipo a livello mondiale, dai piccoli centri sociali, a tutti i complottisti dell’informazione alternativa, dai grandi hacker internazionali come gli Anonymous, che hanno adottato pure la maschera di Fawkes come loro simbolo, a in generale tutti gli estremisti indistintamente sia di destra che di sinistra, in particolare quelli che stanno animando moti reazionari in tutto il mondo. D’altronde storicamente vi è un profondo collegamento tra l’occultismo e i movimenti estremisti anarco-insurrezionalisti, come l’intera storia stragista italiana purtroppo ben insegna. Ci sarebbe quindi da chiedersi se esiste una minima consapevolezza della portata di tali radici culturali quando il simbolismo di questo film viene riproposto in manifestazioni popolari come per esempio il “V-day” grillino. Per non parlare poi di chi (tale Anders Behring Breivik), pochi anni dopo l’uscita del film, dissociato psichicamente in una multi-personalità, deviato da follia omicida e radici ideologiche incredibilmente simili a quelle di V, ha realmente pianificato dettagliatamente e portato a termine un terribile attentato terroristico verso il centro simbolico del potere politico, utilizzando esattamente come V un comune fertilizzante come esplosivo e uccidendo personalmente altre decine di persone ree di essere solo i potenziali difensori delle ideologie che lui odiava ossessivamente.


by ActualProof (appuntidiviaggio)

bottom of page